da Orleide » sabato 5 dicembre 2009, 16:07
DISAPPUNTO DI UN SUICIDA
Il generoso Rogério, eccellente amico del piano spirituale, che, da molti anni, consacra le meglio energie al compito delle entità sofferenti, mi ha cercato per un invito.
-Vuoi accompagnarmi nel lavoro di soccorrere un sventurato suicida che soffre nelle regioni inferiori, trentanni fa?
-Trentanni? – ho interrogato, ammirato.
-Altri esistono, nei posti di patimenti atroci, con più esteso tempo che questo – ha risposto serenamente.
Io non riuscivo dissimulare lo sbalodimento giusto.
-Simili angoscie – ho detto – devono essere conseguenze di romanzo doloroso.
-Non tanto. Nel presente caso, al fianco dell’infortunio, non possiamo dimenticare l’irriflessione e il ribellismo.
L’osservazione di Rogério spingimi la curiosità.
-Vorrei accompagnarti, ma non mi posso sottrarre al desiderio di conoscere qualcosa della storia di questo personaggi che andremo a visitare.
-È interessante – mi ha replicato -, intanto, non è inusuale. Uomini numerosi si trovano, attualmente, in sue antiche condizioni.
E, dopo di prendere posizione come narratore giocoso e ottimista, ha cominciato diligente:
-Trentanni circa, Tomasino Pereira era impiegato di una tipografia a Rio de Janeiro. Temperamento singolare e irascibile, ha mai potuto sfuggirsi del circolo delle lagnanze sterili. Non si faceva sentire se non per commovere gli interlocutori con querele acerbe.Si compiangeva incessantemente. Accusava il mondo, il paese, il lavoro, gli amici. Invano cercavano i compagni iniettargli coraggio e ottimismo. Il misero era sempre eccessivamente nervoso o irrimediabilmente disanimato. La famiglia numerosa, i doveri quotidiani, i conti mensili del magazzino, macellaio e panettiere, gli impaurivano lo spirito. Intanto, la più grande tragedia di Tomasino, nell’apprezzamento di sè stesso, era il problema coniugale. La moglie ignorante non lo comprendeva. E invece di migliorargli le condizioni spirituali con affetto e pazienza, alzandogli i concepimenti in cerca degli orizzonti superiori della vita, l’infelice spendeva il tempo in promesse di picchiata, minacce di separazione, gesti violenti e rudi. La situazione riempiva i figlioli della coppia di spavento e amarezza, poiché il capo della casa, in disperazione, dava l’impressione di un pazzo, senza speranza di cura. Quando non prendeva a pugni le tavole, in furia malaticcia, si manteneva in attitudine di estrema desolazione, apatico, in pianti angosciosi. Nel quadro dei suoi amici, stava l’Oscar Fraga, amico di infanza e di lotta giornaliera, che si valeva delle fasi di disanimo dell’amico per più avvicinarsi, tentando strappargli l’anima delle tempeste dell’incomprensione. Il caso, però, diventava più complicato, giorno dopo giorno. Tomasino andava posseduto di idea sinistra. Alimentava il proposito di suicidio con preoccupazione crescente. Nell’intimo sempre aveva considerato coloro che fuggono alle tormente della vita umana come creature privilegiate e coraggiose. Non era la meglio maniera di protestare contro il destino, ritirarsi del mondo, in silenzio? Non gli sembra l’esistenza terrestre enorme banchetto, dove alcuni si servivano delle pietanze, lasciandosi ad altri le erbe amare? Deporre il fardello a metà strada, in suo modo di vedere, costituiva l’attitudine più consentanea con la dignità personale. Nel fondo, credeva nell’esistenza di Dio, ma la cecità di spirito non gli lasciava intravvedere il minore segno delle verità essenziali, che li indurrebbero al coraggio indispensabile nel combattimento comune.Conforme gli cresceva nell’anima l’intensione di scappare alla lotta, più si sentiva eroe.
Percependogli così pericolose disposizioni, il Fraga, che era uno spiritista convinto, ha ha avvicinato con più vigore, portandogli la cooperazione fraterna di cui disponeva. Erano messaggi di suicidi sventurati, esortazioni evangeliche, pagine di consolazione e rialzamento morale.
-Tutto ciò è fumo di illusione – esclamava Tomasino, disanimato -, nessuno può ritornare della polvere del tumolo. Credo in Dio e sono sicuro che Lui, più di nessuno, comprende mio dolore.
-Anche io – mormorava il compagno, pazientemente – non metto in dubbio l’interesse amoroso dell’Altissimo in nostro favore. Naturalmente capirà nostri rammarichi, ma non potrà tollerare nostri ribellismi.
-Appunto! – gridava più fortemente l’infelice – stò abbandonato, tutto per me stà perso! La disgrazia ha raccolto mia sorte, è bisogno morire. Tutto ha imputridito, tutto è caduto!...
E, mentre lo sventurato asciugava gli occhi con il fazzoletto, il compagno ribatteva con larga dose di buon umore:
-Il nervosismo costuma anche fuggire alla verità.Non sei retto.
-E ancora mi accusi? – domandava Tomasino, arruffato.
-Né tutte le cose rimangono cadute – schiariva il Fraga, calmamente -, almeno questa casa, che Dio ha trasformato in nido di tuoi figli e dove troviamo rifugio per la conversazione affettuosa, ancora è in piede.
La risposta sembrava sollevare le soffocazioni dell’interlocutore, per la nota di umorismo. Dopo di alcuni minuti pesanti di meditazione, Tomasino ritornava in disanimo:
-Ma...e Olinda?! Se mia moglie comprendesse le necessità giuste, magari la vita si equilibrasse...
-Perché non le aiuti l’anima incolta, impegnandoci le meglio forze del cuore? – domandava il compagno sensatamente.- Olinda non è cattiva. Come lo sai, l’ignoranza ha reste che ci vuole logorare. Inoltre, mai dovresti dimenticare che si tratta della madre di tuoi figlioli.Dio non vi avrebbe unito senza ragioni forti, nella strada della vita immortale. Vedo, in tutto ciò, la rappresentazione dei tuoi debiti spirituali nel passato e che si torna imprescindibile riscattare.
Tomasino tagliava in tono di rabbia:
-Non hai altro argomento se non questa storia di reincarnazione?
-Sì, ho... – mormorava il Fraga, senza perturbarsi.
E mentre l’altro lo contemplava spaventato:
-È indispensabile che ognuno sappia caricare la sua croce redentrice.
-Sei sempre fecondo nei consigli! – gridava il misero, disperato.
L’amico, però, senza qualsiasi irritazione, proseguiva di buon umore:
-Sei ingannato. Questo consiglio non è mio, e di Gesù Cristo. Non mi sento convenientemente illuminato per orientare a qualcuno; intanto, credo che concorderai con me quanto alla competenza del Salvatore.
La verità, tuttavia, è che il Fraga sempre se ne andava senza ottenere nessun risultato soddisfacente. Irascibile, testardo, impermeabile ai benefici della fede religiosa, Tomasino Pereira si ha mantenuto inaccessibile a tutti i processi di soccorso spirituale. E nell’idea orgogliosa la cui potrebbe affrontare il proprio Dio, affinché domandare il Creatore, quanto agli enigmi del destino, una notte tranquilla, senza che nessuno aspettasse, ha esploso i midolli(è una forma in gergo di dire “ha sparato nel cervello”)senza riflettere.
La narrazione movimentata mi ha portato a ricordare alcuni compagni dei compiti umani, impressionandomi vivamente.
Questo è lo Spirito che incontreremo tra poco – ha concluso Rogério con un sorriso generoso.
Infatti, senza spendere più grande sforzo, siamo scesi ad una regione di ombre molto spesse. Somigliavasi, prima di tutto, ad una grande caverna pestilente e umida, come dovrebbero essere le segrete del Medioevo. Si vedevano lì creature stese, in gemiti lancinanti.
Mantenendosi a distanza, Rogério mi ha esortato a rimanere in sua compagnia e ha inviato alcuni ausiliari in busca dello sventurato Tomasino.
L’infelice trascinando si è avvicinato. Sembrava un mostro, tale la deformazione per la sofferenza. Osservando i fluidi luminosi che avvolgevano Rogério a aspettarlo, il misero ha supposto che fronteggiava uno dei più alti emissari di Dio. Ingannato ancora dai falsi concepimenti della Terra, ha cominciato a piangere, convulsamente, credendo che l’Altissimo gli dispensava onorevoli deferenze, come se era stato un eroe dimenticato, in revisione do processo.
-Angelo celeste – ha mormorato prostrandosi davanti Rogério -, io sapevo che Dio mi farebbe giustizia.Sono stato un infortunato nella Terra, ho vagato come un cane senza padrono tra coloro che sfruttavano il banchetto della vita umana; ho attraversato l’esistenza incompreso e qui sono, in abbandono, in orribile caverna di martiri, aspettando la Provvidenza Divina...
Le lacrime gli cadevano in suprema disperazione. L’interpellato, però, si manteneva in serenità impassibile e gli disse con energia:
-Tomasino, dimentica il vizio della querela. Non sono un angelo celestiale, sono tuo fratello nello stesso cammino evolutivo. Non sono venuto qui per archiviare le tue lagnanze, ma per suggerirti calma e buona volontà, accudendo(rispondendo) a molte richieste di coloro che si interessano per te. Non consta, nel piano spirituale più elevato, che fossi stato così infelice e sì che sempre sei stato ribelle agli inviti divini, quanto pigro nelle realizzazioni per la vita eterna.
Il suicida ha provato non dissimulata sorpresa. Aspettava che tutti gli emissari del mondo superiore fossero portatori di una dolcezza di miele. Viziato come bimbo capriccioso e esigente, non capiva la bontà fuori dei prismi della tenerezza. Spaventato, Tomasino ha assunto attitudine diversa.
-Vengo per essere utile alle tue necessità presenti – ha continuato Rogério senza emozione-, prestandoti questa o quella informazione che giudicherai necessario al rialzamento del tuo spirito.
Si vedeva che il schock era stasto benefico a Tomasino. Cominciando a comprndere che la responsabilità non dispensa l’energia, faceva sforzi per dimenticare le vecchie lagnanze e dirigersi per espressioni serie, condicevoli con la sua posizione spirituale.
-Desiderei ricevere notizie di miei figli! – disse in un gesto più degno.
-Tutti realizzano i suoi compiti soddisfacentemente – ha schiarito Rogério, delicato. – Come devi sapere, le opere di Dio non soffrono interruzione, perché questo o quello dei lavoratori deliberi scappare ai compromessi assunti. Tuoi figli sono uomini perbeni, utili alla società di cui sono parte integrante e attiva; tue figlie, nei giorni che corrono, sono madri devoti e generose. Loro confidavano in te, quando non possedevi nessuna particella(frammento) di fiducia in te stesso. E perché abbia fuggito al focolare, abbandonandoli, ti hanno mai dimenticato nelle intercessioni amorevoli.
-Sono stato in infelice! – ha esclamato il suicida con tono amareggiato.
-Dovresti affermare, prima di tutto, che sei stato sciocco!
Estremamente deluso, Tomasino ha voluto disviare il tema e ha interrogato:
-Credo che avrai potere per aiutarmi. Cosa devo fare per migliorare questa situazione? Sento la testa intontita, senza direzione...Desiderei, almeno, raggiungere un pochino di salute...
- Domandasti bene – gli ha detto il mio amico -, questo desiderio evidenzia i tuoi miglioramenti spirituali. Quello che potrà restituire la salute e l’equilibrio è la nuova applicazione di terra.
-Applicazione di terra? – ha detto Tomasino stupito.
-Sì, avrai di essere rivestito, nuovamente, di un corpo terrestre. Nel Pianeta troverai il rimedio per tuoi mali. Spezzettasti il cranio e ritornerai a esibire, nel mondo, il cranio spezzettato. Non ti mancarà la medicazione...
-Medicazione?
-Perfettamente – ha schiarito Rogério -, l’idiotismo, la pazzia, lo squilibrio nervoso...
-Sono malattie – ha detto il suicida prontamente(subito)
-È vero, Tomasino, gli esseri terreni ancora non hanno capito; ma, mentre guariscono le infermità, finiscono guariti per esse.Accetti, dunque, il rimedio del futuro?
Si riconosceva l’orrore dell’infelice, in virtù dell’indicazione, ma, alla fine di lunghi minuti di meditazione, ha mormorato umiliato:
-Accetto...Quando dovrò ritornare?
-Quando nostra sorella Olinda sarà in condizioni di riceverti nelle braccia materne.
Il suicida ha capito ed è entrato in profondo silenzio.
Tra poco, era nuovamente raccolto al suo carcere di dolore. Mi sonoa vvicinato, allora, di Rogério, ammirato.Mio amico portava adesso gli occhi umidi, rivelando enorme pietà e commozione. Prima che gli facesse qualsiasi domanda, mi ha preso delicatamente il braccio e ha mormorato commosso:
-Immensa è la tragedia degli Spiriti sofferenti. Ma, nell’aiuto effettivo, è indispensabile considerare che ogni malato reclama il suo rimedio. La maggioranza dei suicidi richiede la durezza e l’ironia affinché possa capire la verità. Fino arrivare la prossima esperienza terrestre, Tomasino Pereira studiarà sinceramente la propria situazione e non si querelerà più...
Estratto dal libro Riportagi di Oltre Tumolo, dello Spirito Humberto de Campos, psicografia di Chico Xavier, pubblicato il 1942.